Il cavallo al servizio di un'agricoltura gentile

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    Capo Branco
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    "La terra è sorgente di vita. La terra è madre di infinite quantità di piante. Ma chi permette alla terra di essere partoritrice di vita è l'aria. L'aria permette alla terra di accogliere in sè microrganismi e insetti di svariate specie e da la possibilità all'acqua di essere assorbita con facilità, penetrando in modo uniforme. Da un terreno vivo nasce una pianta ricca di forza vitale, con frutti che portano salute all'uomo. Se la terra è compatta, come il cemento, l'acqua la inonda ma non la penetra, molti insetti la abbandonano, le piante soffrono. I trattori, i cingolati, le ruspe e la maggior parte dei macchinari pesanti, come per esempio la vendemmiatrice, sono nemici della terra, le fanno guerra, l'aggrediscono schiacciandola e compattandola al punto che con il passare degli anni la rendono sterile e passiva.
    La tradizione animale è una risposta concreta a questo problema. Il cavallo sul terreno non solo è leggero, ma è anche una vita che attraversa un'altra vita, come un torrente che percorre il suo letto: l'animale alla terra è legato da tempo infinito, ma anche oggi nel "qui e ora". Gli animali hanno un rapporto molto stretto e diretto con le piante.
    Ultimo anello della catena, l'uomo dipende dalle piante e dagli animali".


    Alle porte di Verona, all'ombra dell'antico ex convento di suore, fra 10 ettari di azienda biologica e biodinamica, dal 1990 l'agricoltura ha iniziato un lento ritorno al passato. Qui quasi 25 anni fa i cavalli hanno ricominciato a lavorare i campi. Ad arare, sarchiare, "massaggiare" le vigne. Come si faceva un tempo.
    Il veronese Albano Moscardo è uno degli agricoltori che più si sono impegnati per riportare nei campi i cavalli da lavoro, anche costituendo un gruppo di studio e progettando le attrezzature necessarie. A imparare un'arte dimenticata, da lui arrivano non solo i colleghi italiani, ma anche gli sloveni. E lui gira l'Italia per mettere gambe al sogno di un'agricoltura gentile.

    Era la fine del 1989 quando ad Albano e ad altri agricoltori del Veneto, Toscana e Trentino venne il desiderio di un'agricoltura più sana e più rispettosa della terra. Con i cavalli. Con quela razza così veneta nata nell'area del delta del Po fra Rovigo e Ferrara nei primi anni del Novecento: i TPR, Tiro Pesante Rapido.
    Ma non c'era più memoria di come si facesse. E soprattutto con quali attrezzi. Bisognava imparare tutto di nuovo.
    "Nel nostro paese era quasi totalmente scomparsa la cultura della trazione animale. Nessuno più sapeva addestrare un cavallo da lavoro e le attrezzature erano sparite. Non ci sembrava giusto che tutto il lavoro delle generazioni precedenti andasse perduto. Trovammo per caso un vecchio libro pubblicato da Mursia, "Il cavallo da tiro", scritto dal tedesco Klaus Alvermann. Lo chiamammo. Era la nostra unica possibilità. Lui ci spiegò molte cose e ci invitò ad andare là dove il cavallo da lavoro non è mai stato abbandondato. Fu così che partimmo per gli Stati Uniti per trascorrere settimane e mesi di studio con gli Amish. Sono loro che, rifiutando ogni progresso e ogni macchina a motore, custodiscono la memoria. Fu straordinaro. Capimmo tante cose e altrettante ne imparammo".

    I TPR che tende un po' a prendere la mano e che soffre di una mancata selezione per questo utilizzo. La maggior parte degli allevamenti di TPR, infatti, sono di cavalli da carne. Solo i soggetti che superano l'esame morfologico della razza hanno qualche chance al di fuori del macello. Tutti gli altri finiscono nel piatto degli italiani.

    Dalla Puglia al Piemonte: chi ha avuto la fortuna di ascoltare Henry Finzi-Constantine parlare di agricoltura e cavalli farà fatica a scordarsi le sue parole.
    "Vedere lavorare un cavallo con un uomo in una vigna, in un orto, in un bosco" siega Henry "E' un'esperienza che risuona dentro di noi. E' come doveva essere, dovrebbe essere e sempre sarà. Il cavallo in un'azienda biodinamica completa il ciclo della vita e non è l'animale allevato e sfruttato. E' l'animale che lavora insieme con l'uomo, fianco a fianco in un rapporto di mutua complicità. Tanto è quello che il cavallo insiegna all'uomo e l'uomo al cavallo se entrambi si ascoltano nel silenzio del lavoro, nel mezzo della natura".

    Fonte: Cavallo Magazine
     
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